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Cenni storici

I riferimenti più antichi al suo territorio si appuntano, anche in questo caso, sulla toponomastica, che attesta con "Servilianum" (citato nel 1249) e "Dusiana" (valletta che sbocca nella valle del Tanaro in corrispondenza del borgo di S. Antonio di Magliano, il romano "Mallianum") la presenza di "fundi" riferiti alla romanità.

Verso la fine del X secolo si afferma in zona il monastero di S. Pietro di Breme con i priorati di S. Quirico e di S. Maurizio, di S. Maria di Soarme e di S. Pietro della Serra, che sottolineano altrettanti modesti insediamenti.
Dalla chiesa di S. Pietro, abbinata ad un adiacente punto fortificato, era possibile controllare il sottostante "Vadum Mortani" e l'antica "strata" della valle del Tanaro, oltre alla variante che, risalita la valle Dusiana, scavalcava la dorsale per raggiungere il punto nodale dei Mombelli. Dalla "mota" di Castagnito Breme si affacciava al bacino del Borbore.

Un diploma imperiale del 1026 (CAB, doc. LII) conferma all'abate di Breme il luogo di «Duodecimo que dicitur Serra»; se si tiene conto dell'ordine osservato in un documento del 1132 (CAB, doc. XCVIII), sembra proprio che si tratti di Serra S. Pietro, accostata per caso a Dusino.

Nel 1093 l'imp. Enrico IV donava l'abbazia di Breme alla chiesa di S. Siro di Pavia, con la «Serra Sancti Petri» e il castello di "Castagnetum" (CAB, doc. LXXXIX), donazione che restava tuttavia senza effetti pratici.

Una carta del 1111 (A. Prov., cat. 8, m. I) divideva il territorio in due parti: Serra S. Pietro e Castagnito: entrambe erano soggette alla superiore giurisdizione di Breme, ma su metà della seconda il dominio utile spettava al vescovo d'Asti, gestita in seguito da vassalli locali («de Casta gneto», «de Laureto», «de Jaffa», «de Curia») detentori anche di beni allodiali. Poco dopo il vescovo fa erigere una torre sul rilievo di Castagnito, a tangibile affermazione del suo possesso, mentre nel 1152 papa Eugenio III conferma a Breme le chiese di cui sopra, ossia il dominio superiore di tutto il territorio; di conseguenza è l'abate che nel 1198 dispone che gli uomini di Serra S. Pietro si facciano cittadini d'Alba.

Nel primo quarto del '200 Asti tenta qualche ingerenza, ma in seguito a disporre di metà del luogo è il vescovo, che, dopo l'investitura del 1237 ai «de Jaffa», lo usa come pegno per ottenere prestiti, utili (ad esempio quello ottenuto dai De Brayda nel 1255) per evitare il guasto «in villa Castagneti et posse» da parte di Asti. I De Brayda risultano ancora in possesso del pegno su tale metà e sul castello nella prima metà del '300 e, fino all'inizio del '400, per alcuni possessi.

Nel 1299 entrano in campo i Roero, che acquistano l'allodio e la superiore giurisdizione della metà spettante a Breme. Le divergenze che ne nascono col vescovo (detentore dell'altra metà) vengono poi risolte con la vendita da parte dei Roero ditale metà al vescovo, che, disponendo così del dominio superiore, li reinveste, trattenendo ancora l'altra metà e conservando il pieno possesso di "mota e torre" del castello.

Illustri capitani di ventura si scontrano il 17 febbraio 1369 nei declivi a ponente del castello durante una fase della guerra tra gli inglesi del defunto Lionetto di Clarence e i Visconti. La battaglia impegna, contro gli inglesi del Despenser, appoggiati al castello di Castagnito, i mercenari del Monaco di Hecz al comando dei capitani Jacopo Dal Verme e Ozino Caimo. Le sorti dello scontro, in un primo tempo favorevoli ai viscontei per il contributo di cento lance che il Caimo aveva fatto uscire dal castello di Govone, si tramutano in una secca sconfitta nel corso della battaglia; i due capitani milanesi, fatti prigionieri, saranno poi liberati mediante un forte riscatto.

Saccheggiato dalle truppe viscontee che l'occupavano, il castello viene recuperato alla Chiesa d'Asti da Aymonetto Roero; a compenso, il cardinale Roberto di Ginevra (il futuro antipapa Clemente VII) vende nel 1376 ai Roero l'altra metà del feudo, con ratifica del papa e investitura del vescovo stesso. Nelle successive ripartizioni delle signorie in possesso del casato, Castagnito resta diviso fra i Roero di Vezza e Guarene, di Monteu e di Revigliasco, con ingerenza all'inizio del '600 di Conreno Roero (ramo di Calosso), allorché; gli abitanti ne richiedono l'intervento per difendersi dai guarenesi nelle solite liti di confine per i gorreti del Tanaro, inasprite dall'appartenenza di Guarene al Ducato di Mantova e del Monferrato.

Nel giugno del 1642, durante le guerre di reggenza, il paese viene saccheggiato da alcuni reggimenti francesi accampati sulle fini di Alba.

Nel 1652 i Roero Sanseverino vendono la quarta parte della signoria ai Roero di Vezza e Guarene, i quali completano l'acquisizione con la residua parte che perviene loro nel 1747 da Baldassarre Michele Roero di Monteu.

Tratto da B. Molino "ROERO Repertorio storico", Bra 2005